L’approccio clinico della medicina contemporanea (anche detta basata sulle evidenze) è sempre prettamente sintomatico, infatti negli ultimi 50 anni si è persa completamente la capacità di usare la scienza semeiotica (capacità di leggere i segni della malattia sul corpo del paziente, attraverso l’osservazione, ma anche l’ascultazione, il tatto etc.) a favore di una diagnostica strumentale sempre più tecnologica, approfondita e dettagliata. Questo approccio, ritenuto più moderno ed adeguato ai tempi, sfocia quasi sempre in terapie che si focalizzano solo sull’organo evidentemente interessato dal sintomo o sul sintomo stesso, senza il pur minimo tentativo di visione sistemica o dinamica, seppure da un punto di vista meramente fisiologico.
Questo può essere indubbiamente definito un approccio riduzionista, iperanalitico, meccanicista ed in fondo del tutto superficiale se si considera che il rivelarsi di una malattia altro non è che il modo dell’organismo di adattarsi a uno o diversi stimoli ambientali, tra i quali rientrano i così detti agenti infettivi o patogeni. Frequentemente il motivo della comparsa della malattia è di natura esogena, ma questo non preclude il fatto che i processi patogenetici successivi siano poi endogeni, cioè capaci di stimolare reazioni tra le più svariate a seconda dell’organismo o terreno biologico che viene interessato.
L’approccio sistemico, a differenza di quello analitico/meccanicistico, parte dal presupposto che tutta la materia, ed a maggior ragione il corpo umano, è interconnessa ed interagisce formando sistemi che portano alla formazione di organismi sempre più complessi e dove l’insieme è sempre superiore alla somma delle suoe singole componenti. Questo “qualcosa in più” supporta la ricerca del senso, dello scopo, della funzione del mutuo assemblamento dei vari elementi, e del perché esista e si sviluppi un determinato sistema.
Da qui la logica conclusione che la malattia sia sempre e comunque una manifestazione direttamente connessa all’individuo, , personale, intima ed impossibile da scindere dalla sua dimensione di uomo o di donna; la manifestazione finale di un disagio o di un disordine più complesso e recondito.
Non a caso la base filosofica della Medicina Omeosinergetica è quella di natura romantica, vitalista, tendente a voler rendere protagonista l’equilibrio psicosomatico.
E’vero che da un certo punto di vista viviamo in un mondo contaminato e contaminante in cui nuovi virus appaiono all’orizzonte, sempre più complesse molecole farmacologiche minano alla radice le reazioni vitali dell’organismo, inquinanti atmosferici ed alimentari si comportano come interferenti endocrini capaci di sovvertire il nostro delicato sistema ormonale, insidiosi stress elettromagnetici e radioattivi scompaginano la sottile trama energetica del nostro organismo. Ma, guardando per un attimo le cose con un’altra ottica, non possiamo non chiederci come mai in una epidemia non tutti gli esseri umani vengono contaminati. Inoltre, tra coloro che manifestano la malattia, abbiamo comunque diversi quadri sintomatologici, diverse varianti cliniche, corrispondenti ai differenti terreni su cui si vanno ad inserirsi le nuove infezioni (nel caso dei coronavirus i sintomi vanno dai più comuni febbre, tosse, difficoltà respiratorie a, nei casi più gravi, polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale…).
La Medicina Omeosinergetica spiega queste differenti reazioni e quadri clinici mettendo in rilievo la funzione strategica del terreno biologico individuale. In altri termini, un virus, un inquinante, uno stress, qualsiasi fattore “esterno”, secondo l’Omeosinergia, è l’evidenziatore di un interno, del nostro terreno, del nostro assetto psico-neuro-endocrino-immunologico e comunque la malattia è sempre il tentativo intrapreso dall’organismo di adattarsi a nuove condizioni in un’ottica evolutiva.
A questa certezza segue un approccio terapeutico che ha la necessità di utilizzare terapie naturali, che sostengano l’organismo nella perfezione dei suoi meccanismi di regolazione, partendo dal drenaggio del carico tossinico, che è determinato dal nostro inquinamento alimentare, ambientale e relazionale, e si posiziona nella matrice connettivale extracellulare prima, nella cellula poi. La disintossicazione seguirà la stessa strada, “aprendo” gli organi emuntori e drenando la matrice ed infine lavorando sul metabolismo e sulla respirazione cellulare.
La terapia Omeosinergetica andrà a stimolare ulteriormente le capacità disintossicanti dell’organismo tramite rimedi bio-naturali, che da una parte facilitano la dismissione tossinica e dall’altra potenziano le risorse immunitarie, sia in senso aspecifico che, in questo caso, specificatamente antivirale.
Infine, nessun rimedio sarà concepito come anti, ma bensì come valido supporto alle strade bio-logiche intraprese dall’organismo, frutto di una intelligenza evolutiva di milioni di anni (fatta salva, chiaramente, un’ottica di urgenza e di emergenza).
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Per questo è possibile avvalersi delle risorse che la natura offre da sempre all’essere umano: il variegato gruppo di piante medicinali ad azione immunomodulante e di supporto ai meccanismi di integrazione virale messi in atto dal nostro sistema immunitario, non presentando queste gli effetti indesiderati (ovviamente se assunte seguendo le corrette indicazioni) tipici delle terapie farmacologiche classiche.
Inoltre, in tempi di crisi sanitaria, tra cui l’attuale pandemia, i potenziali benefici degli integratori a base di botanicals sono al centro dell’attenzione, avendo la fitoterapia un ruolo consolidato nell’autocura e nell’assistenza sanitaria di tutti i giorni.
Numerose sono le piante che la tradizione e l’uso consolidato ci indicano nel trattamento delle manifestazioni simil-influenzali. Ad esempio il Timo, nome scientifico Thymus vulgaris, è una pianta officinale perenne appartenente alla famiglia botaniche delle Lamiaceae (o Labiatae), che si presenta come un arbusto alto dai 20 ai 30 cm e che in Italia cresce quasi ovunque nelle zone soleggiate ed aride, specialmente del bacino del Mediterraneo.
Da molti conosciuto per il suo uso in cucina per aromatizzare diversi tipi di pietanze, ma è soprattutto dotato di spiccate attività terapeutiche.
Nelle antiche civiltà mediterranee veniva ampiamente utilizzata, infatti il nome deriva dal verbo greco thyo ossia fare sacrifici, forza, coraggio ed infatti veniva utilizzata per essere bruciata nei rituali di offerta agli dei come simbolo del coraggio e della forza d’animo. Gli antichi romani lo utilizzavano per la conservazione dei cibi, nel medioevo veniva messo sotto i cuscini per facilitare il sonno e sembra che strofinarsi foglie di timo sulla pelle aiuti ad evitare le punture di zanzara infatti il timolo è un ingrediente molto comune nei pesticidi.
Le sue proprietà antisettiche sono conosciute sin dall’antichità, come testimoniato nell’Herbario novo, un saggio rinascimentale sulle piante medicinali, dove il timo veniva consigliato, cotto nel vino, per curare l’asma e le infezioni della vescica. Inoltre, fino al primo dopoguerra, la maggior parte dei disinfettanti più diffusi era a base di timo, essendo un disinfettante più potente del fenolo, anche se meno solubile in acqua.
Oggi sappiamo che è grazie alla presenza di sostanze come timolo e carvacrolo, fortemente efficaci contro i principali germi responsabili delle affezioni del tratto respiratorio, che il timo è utile in caso di tosse e raffreddore, ma anche di bronchite, asma e muco perché aiuta a sostenere l’espettorazione mantenendo l’apparato respiratorio libero e pulito, soprattutto nei cambi di stagione.
Ha anche azione antifungina ed antiossidantie grazie ai flavonoidi polinsaturi che contrastano i radicali liberi e l’invecchiamento precoce della pelle.

Altra pianta di grande interesse e dall’ampia letteratura, è l’Astragalo (Astragalus membranaceus), una pianta della famiglia delle Fabaceae, che condivide il suo nome anche con un osso del piede, probabilmente per la forma dei fiori, che somigliano a calcagni. Originario dell’estremo oriente, e della Cina in particolare, è diffusa in tutte le zone temperate dell’emisfero boreale.
Il suo fitocomplesso è ricco di saponine triterpeniche e di flavonoidi e, grazie alla presenza di questi principi attivi, alla pianta è attribuita un’azione immunomodulante perché parrebbe in grado di contrastare l’atrofia di organi quali milza, timo e linfonodi intestinali, di favorire la capacità fagocitaria e la trasformazione dei linfociti T.
La pianta ha anche una spiccata azione di regolazione verso i virus che causano le più comuni malattie da raffreddamento (raffreddore, tosse, febbre…), ma anche su quelli responsabili di patologie più gravi come l’influenza aviaria e l’epatite B.
Infine, grazie all’azione combinata (o sinergica) delle sue componenti, l’astragalo rappresenta un potente adattogeno e un tonico-stimolante del sistema nervoso centrale (SNC), ma anche un cardiotonico diretto, perché i suoi flavonoidi favoriscono l’aumento della forza di contrazione cardiaca, ed un cardiotonico indiretto, grazie alle sue citate proprietà adattogene e tonico-stimolanti.

La Liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Fabaceae, molto comune nell’Europa meridionale e orientale e in Asia centrale. Sporadicamente la liquirizia si trova anche nella zona costiera italiana, tipicamente in Calabria. Oggi è coltivata in vari Paesi dell’area mediterranea e orientale per il commercio delle radici, molto utilizzate nella realizzazione di liquori e dolciumi.
L’uso della radice di liquirizia risale a tempi antichi, quando veniva adoperata per trattare tutta una serie di problematiche di bronchi e polmoni, problemi gastrici ed intestinali.
Preparati a base di radice di liquirizia sono consigliati anche in caso di tosse e catarro, per l’effetto espettorante e mucolitico di questa droga: il consumo di liquirizia aumenta infatti la secrezione bronchiale e il trasporto del muco.
Recentemente sono state riconosciute alla radice di liquirizia anche proprietà di modulazione dell’infiammazione, immunomodulanti, antibatteriche, antivirali e cicatrizzanti.
Interessante anche l’ormai riconosciiuta azione antiepatotossica, cioè favorente la detossificazione dell’organismo da parte del fegato, ed epatoprotettiva.
Secondo l’ottica terapeutica della Medicina Omeosinergetica, sempre di tipo sistemico, la sinergia tra piante diverse può dare ancora migliori risultati che l’utilizzo della pianta da sola, specialmente se tale sinergia viene ottenuta attraverso l’ausilio di tecniche a-razionali e analogiche come l’Omeoskintest (test chinesiologico della Medicina Omeosinergetica).
Per questo motivo abbiamo deciso di creare rimedi complessi, che attingessero dalla lunga tradizione della fitoterapia, ma adatti alle esigenze cliniche attuali e parimenti ai nostri ritmi di vita, oltreché particolarmente efficaci e veloci nel raggiungimento dell’obiettivo terapeutico.
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Luxvir gocce è una formulazione composta di estratti fluidi di Timo, Astragalo e Liquirizia e da specifiche informazioni biocibernetiche, su di essi registrate, adatte a raggiungere meglio il risultato terapeutico e per questo risulta un ottimo adiuvante nelle infezioni virali, come supporto per

Qualsiasi affezione che abbia alla base una debilità e un deficit reattivo (es. febbricola) e negli stati di debilitazione cronica. Utile supporto nella tendenza alle infezioni ricorrenti delle vie aeree nei soggetti giovani e nella profilassi stagionale autunno-inverno, soprattutto nei bambini.
DILUIRE IN POCA ACQUASORSEGGIARE E TENERE UN POCO IN BOCCA PRIMA DI DEGLUTIRE (SOMMINISTRAZIONE SUBLINGUALE MUCOSALE)DA 2 A 3 VOLTE AL DI’
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